April 18, 2024

Soprannominato affettuosamente “bully” dai tedeschi o “bulli” da noi italiani, il mitico furgone della Volkswagen quest’anno “fa sessanta”.

Parata di “Bulli”, i mitici Transporter Volkswagen

Già. Fu proprio nel marzo del 1950 che uscì il primo Transporter dalle linee di montaggio della casa madre di Wolfsburg in Sassonia. Prima d’allora vennero realizzati alcuni prototipi, man mano perfezionati, fino ad arrivare al definitivo T1 che diede il via alla leggenda fantastica di questo autentico papà dei “van” e degli attuali monovolume.

Con un motore posteriore da 25 cavalli raffreddato ad aria, il Transporter, che sfiorava i 100 km/h di velocità massima, si rivelò subito un veicolo agile, pratico, polivalente e poco esigente. Alcuni arricchimenti “da automobile” lo resero più confortevole ed anche più gradevole esteticamente con la soluzione del bicolore, del telone avvolgibile sul tettuccio e con varie cromature.

Si giunse così al 1951 con il modello “Samba” bicolore, che ne decretò il successo definitivo nei gusti del pubblico con il nomignolo “bulli”, termine derivante dalla combinazione delle parole tedesche Bus e Lieferwagen (furgone), nonché assonante con Bullig (aitante, muscoloso).

Il miracolo economico tedesco è legato indissolubilmente al furgone Volkswagen dai mille usi e dall’affidabilità leggendaria, tanto che tale binomio ha segnato la fase più esaltante della Germania del dopoguerra: quello della ricostruzione, ed il bulli ne è stato uno dei protagonisti indiscussi.

Il sogno degli anni ’50: CampingBox

E’ grazie all’ingegno dei progettisti della Westfalia di Wiedenbruck che il Transporter si trasformò nel mezzo per viaggiare e scoprire il mondo denominato “campingbox”.

Pochi, ma indovinati, gli interventi: applicarono un portellone aggiuntivo laterale, un tettuccio avvolgibile, ed internamente lo allestirono con un mobiletto multifunzionale dietro ai sedili anteriori, un divano che si trasformava in letto, un tavolo a scomparsa, una panca, un armadio con ante alla veneziana ed una mensola con vano per fornello che, allora, funzionava a benzina.

Ma fu con l’abbozzarsi del benessere, diffusosi dai primi anni ’60, che la Volkswagen iniziò, in seguito della crescente richiesta, a produrre direttamente in quel di Wolfsburg il modello T2. E già nel 1960 “sfornava” una decina di camper al giorno per arrivare ai 70 del 1967.

L’ulteriore evoluzione tecnica, intanto, giunse ad un potenziamento del motore da 25 a 34 cv e, su richiesta, anche un 42 cv da 1500 centimetri cubici.

Sul finire degli anni ’60 il bulli conquistò definitivamente la simpatia delle nuove generazioni, divenendo il simbolo d’indipendenza e di movimento, e l’icona degli hippies e dei surfisti americani.

Impossibile quantificare il numero di fan e di club di amici, nonché di siti web dedicati ai vari modelli del Transporter. Di certo, questo incredibile camper ha lasciato una traccia indelebile nel percorso dell’uomo verso i suoi sogni di libertà e di conoscenza.

Buon compleanno, Bulli

Roberto

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